MALEVOLENT CREATION: STILLBORN
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20/07/2009Sarà che in questo disco ci hanno messo mani persone diverse, rispetto i due precedenti. E sarà anche che tante cose cambiano, ovviamente, in questo senso: la produzione, i suoni, l’organizzazione del lavoro: e la resa finale ne risente. Non siamo alle solite. Non è un disco da buttar via. É solo che, come spiegarono al tempo anche Phil e soci, per motivi che sinceramente non ricordo bene, la band voleva tornare ai Morrisound Studios, ma per ragioni di budget la Roadrunner non permise ciò. I guadagni bassi e tra l’altro, i responsi (o recensioni, come dir si voglia) negativi, portarono l’etichetta a chiudere ogni rapporto con loro di nuovo c’è anche John Rubin, chitarrista al tempo dei Monstrosity, ma stavolta il cambio nella formazione, non dà ciò che ci si aspettava. Nei tre quarti d’ora di durata di 'Stillborn', c’è qualcosa che non và. Innanzitutto come già detto, i suoni sono troppo scarni per una band brutale come i Malevolent Creation. Poi è palese che manchi il mordente tipico, quegli stacchi brutali a cui ci aveva abituato sin da subito. Brani come l’opener o la seguente "The Way Of All Flesh" non paiono possedere le carte in regola per dare speranze all’ascoltatore nel proseguo dell’ascolto. Idee che sono state sviluppate forse in fretta e furia, e questo è il risultato? Non si sà: fatto sta che questo lavoro è il primo mezzo passo falso della band: per i soli aficionados...
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