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MALEVOLENT CREATION: RETRIBUTION

data

20/07/2009
80


Genere: Death
Etichetta: Roadrunner Records
Distro:
Anno: 1992

Con una formazione cambiata per 3/5 e dopo un anno di pausa, Phil Fasciana ritorna pubblicando il seguito dell’indimenticabile debutto. Stavolta troviamo dei suoni molto più groovy e pesanti, vuoi anche il cambio di line-up, come dicevamo, che incentiva l’imbastardimento della sezione ritmica. Stavolta alla batteria troviamo Alex Marquez, conosciuto anche come batterista di Demolition Hammer e Hellwitch. Il suo è un apporto granitico, che rende ogni singolo brano di questo lavoro, un pugno in faccia, ben limato in ogni particolare, pronto a tramortire: i continui stop’n’ go rendono ad esempio, brani come "Monster" o "Mindlock", davvero imperdibili nella loro brevità. Tra l’altro in questo disco compaiono due elementi che ad oggi suonano nuovamente nella band, ovvero Rob Barrett alla seconda chitarra e Jason Blachowicz, tornato per la terza volta credo (un secondo ritorno ci fu durante 'Eternal' e 'In Cold Blood', quando durante i live suonava il basso ed era anche il cantante). L’innesto abrasivo di Brett Hoffman è impeccabile: lui è IL cantante dei Malevolent Creation, seppure debba ammettere che solo in una circostanza, c’è stata un’occasione in cui un altro gli ha praticamente fatto le scarpe, e il personaggio in questione è il grande Kyle Symons. Lì Kyle è veramente irraggiungibile e raggiunge livelli davvero da non sottovalutare, e sottolineo che rimane un mio parere, ma Brett ha quell’attitudine sporca e old school che è propria anche della natura dei MC. La sua bastardaggine, le sue movenze sul palco, e su disco quando sembra quasi che, ascoltandolo, si atteggi a grande star del death metal più infame della terra, fanno di questo cantante, un grande performer. "Slaughter Of Innocence" sta a dimostrare velocità, nonché una perizia tecnica da parte dei chitarristi senza fronzoli e da paura. E come il titolo suggerisce, dovremmo veramente incoronare come gemma del cd, il brano "Coronation Of Our Domain". Motivi: l’inizio in crescendo, il susseguirsi di ritmiche schiacciasassi con riff thrash/death che portano ad un headbanging irrefrenabile, e il break sul finale che ci porta esanime verso il solo di James Murphy, ospite di questo brano. Ancora brani velocissimi ("No Flesh Shall Be Spared") ed altri ancora sul finale che tengono fiera alta la bandiera, come già detto in precedenza, della vecchia scuola. Un assalto senza eguali.

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