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LIMBONIC ART: MOON IN THE SCORPIO

data

23/12/2005
76


Genere: symphonic black
Etichetta: N.A.P.
Anno: 1996

Nati nel 1993 come quartetto, questa primisssima incarnazione dei Limbonic Art ebbe vita breve, tant'è che alla fine dello stesso anno il solo membro fondatore rimasto, Daemon (al secolo Vidar Jensen) insieme a Morpheus, rifondò il gruppo che mantenne poi inalterata la sua line-up in futuro. Nel 1996 arrivò il contratto con la Nocturnal Art Productions e la pubblicazione dell'album di debutto 'Moon In The Scorpio' che riscosse subito un enorme successo all'interno dell'allora scena BM norvegese ed europea in generale. Le coordinate musicali apparvero fin da subito orientate al BM nella sua versione più sinfonica (Emperor come fonte principale d'ispirazione) visto anche l'enorme successo che il genere stava decretando in quel periodo (sono innumerevoli le uscite discografiche di quel genere in quegli anni). C'è da dire anche che i Limbonic Art furono uno dei migliori gruppi della scena BM della seconda metà degli anni '90. 'Moon In The Scorpio' si presenta subito come un album governato e guidato dalle massicce e sinfoniche tastiere di Morpheus (oggi nei Dimension3fh che organizzano tutti i giochi di questa "danza delle ombre". La chiave per comprendere la musica dei Limbonic Art sono proprio le atmosfere create dalle tastiere: visioni annebbiate, ricordi dimenticati, sogni lasciati a metà, tutte tematiche (non solo liriche ma anche effettivamente musicali) create da e per le tastiere, per le quali tutta l'altra strumentazione è al servizio. Di una meastosità sinfonica rarissima, la musica del duo dona al BM di fondo su cui poggia un carattere visuale e quasi ipnotico: non a caso il momento migliore per l'ascolto è la notte fonda quando realtà e sogni s'intrecciano, quando anche al biuo c'è sempre qualcosa da vedere. Naturalmente ci sono delle mancanze: se la qualità e le emozioni scaturite sono di altissima qualità, l'elevata lunghezza dei brani (tutti abbondantemente sopra i sei minuti e due vicini al quarto d'ora) può portare l'ascoltatore a perdersi all'interno del viaggio sonoro dei Limbonic Art attraverso le stelle, soprattutto nei brani più monolitici come "Through Gleams Of Death" e "In Mourning Mystique" brani con veramente pochissimo ossigeno non pregno di malvagità. Quando poi gli stessi Limbonic Art si pongono nell'ottica di annullare quasi per intero il contributo offerto dalle chitarre a favore delle tastiere, come in "Beneath The Burial Surface" e "Darkzone Martyrium" ci ritroviamo con due brani che nella loro essenza riescono, a modo loro per carità, a riportare a galla le stesse emozioni di un capolavoro come 'In The Nightside Eclipse' dei maestri Emperor. Ovviamente non è un album dall'ascolto facile, ma molto complesso, articolo e in un certo senso intimo, ma rappresenta una delle perle di rara bellezza all'interno del panorama BM norvegese.

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