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KURNALCOOL: TAKKI A BEVE

data

20/12/2003
80


Genere: Vì Metal
Etichetta: Svirgin Records
Anno: 2003

Registrato presso Marzocca Beach (Calisbornia) ad opera delle sapienti mani del Castrio, e suonato da una formazione completamente nuova (che include pure il pupazzo Nessie, "il più intonato del gruppo"), confezionato in una copertina in cui figurano due scarpe con tequila al posto del tacco a sostenere un provocante e ben fatto culo. Serve dire altro? Probabilmente no. I Kurnalcool si sono svegliati dal coma etilico susseguito alle due clamorose sbornie musicali precedenti ("Bumba Atomika" e "Stand by Vì", per gli astemi), e alla vera orgia alcoolica del "Fuckin' Giubi-live": ma invece di prendersi la dovuta pausa, hanno deciso di violentare ulteriormente il loro (e nostro) fegato con una nuova raccolta di inni al Dio Bacco, a nome "Takki a Beve". Formazione rinnovata, come già detto. La storica sezione ritmica ha abbandonato la partita, ed è stata sostituita dallo stupefacente Andreas Kleinestein al basso, e da una nuova coppia di drummer indiavolati (e avvinazzati): Max Vortex e JJ Guasto. Il resto della storica lineup kurnacchiona è in formissima come sempre, con un Michael Trilling impressionante sulla sua sei corde in perenne stato di ebbrezza, un Ceccotto che sbevazza i soliti riff ammiccanti e rockeggianti, l'inossidabile coppia alle voci Big George / Big White che, se abbandona quasi del tutto i duetti (le canzoni sono per la maggior parte cantate da uno solo dei due frontman alla volta) non fa rimpiangere il passato con una prestaione di tutto rispetto. Ma le canzoni? Beh, di sorprese in cantina i Kurnalcool ce ne riservano davvero tante. Se l'opener "Nonna Dacqua" e la panterosa "Day Vì After" sono graditissimi episodi di Vì Metal suonato come ai vecchi tempi (ovverosia con ossequiosa reverenza a Judas Priest e AC/DC), brani come "C'Ho il Bisolfito" o "Salamo e Bevemo" spingono il tiro in territori più inusuali, ora bluesy ora più classicamente settantiani. Davvero soprendenti (e purtroppo non in senso del tutto positivo) sono i due episodi assolutamente easy-listening, praticamente pop-punk, posti a metà del disco: "Tanto Poi Ce Guardamo" e "Volevo Andà Al Festivalbar", i cui titoli manifestano un'attitudine a metà tra l'autocelebrazione, l'autocommiserazione e la consueta autoironia, ma le cui musiche possono far storcere il naso alle kurnacchie più metallare come il sottoscritto. Assolutamente sorprendente è "Non Me Credi Più", nuova ballatona sulla scia dell'indimenticabile "A Rota de Vì", ma quello che è davvero nuovo in questo disco è la serietà impegnatissima di un brano come "Non Sai Perchè", in cui i Kurnalcool mettono da parte la tazza de vì e analizzano impietosamente e con una certa amarezza la degenerazione spietata della moderna società. Che altro dire? Recensire i Kurnalcool ha forse poco senso, perchè chi non li conosce probabilmente "o è sano o è astemio, gente che poi se sa non ce la volemo" (cit.), e chi li conosce sa bene che questo nome rappresenta una fede, e comunque spesso è troppo ubriaco per accorgersi di qualsivoglia errore o imperfezione dei suoi beniamini. In ogni caso, "Takki a Beve" rimane un gran bel disco di heavy metal diretto, scanzonato, e tanto, tanto tanto alcolizzato, divertente e schizzato, anche se probabilmente "Bumba Atomika" e "Stand By Vì" rimangono su un altro livello. Ma in fin dei conti ha poco senso tutto ciò... meglio farsi un bucciò de vì in compagnia, magari ascoltando le note di questo nuovo trionfo dell'etilismo!

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