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HELEVORN: Aamamata

data

10/05/2019
95


Genere: Doom Gothic Metal
Etichetta: BadMoodMan Music
Distro:
Anno: 2019

Il fenomeno migratorio, la morte di innocenti in mare, il dolore per una speranza spezzata. Tematiche di attualità sulle quali molto si discute, esseri umani che cadono in un limbo nero quasi senza memoria. Al di là di schieramenti politici, ideologie e punti di vista, l’amore per il prossimo e il dolore per una vita persa dovrebbe vincere su tutto. Gli Helevorn provano allora a trasmetterci le loro emozioni, ciò che queste anime caduche suscitano (o dovrebbero suscitare). Malinconia di cui il gothic doom è maestro, filone con il quale abbiamo avuto a volte rapporti conflittuali, non tanto per i suoni in sé, ma per la scarsa originalità di molte band. Mestizia talvolta resa troppo semplicisticamente, un lento cadere senza alcuna sfumatura. Questo però non è il caso di 'Aamamata', vera e propria opera di melodie e passioni, tensioni vibranti che trascendono il concetto di musica. In effetti, nulla viene stravolto del filone, classico approccio doom gothic in stile Paradise Lost o Draconian. Il punto però è un altro: la bellezza intrinseca dei pezzi, la delicatezza delle melodie, il cullare delle onde in cui aspettative si perdono, in cui mani salvifiche vengono tese, ma non quanto forse si dovrebbe. La vita e la morte, il poetico tramonto in cui sguardi stanchi si perdono. Corpi stretti si abbracciano consolandosi, scaldando quella fredda paura che ci si lascia alle spalle, ultimo sforzo per un miraggio che si spera materializzarsi in un sostegno. Cullati alla deriva, giovani vite che non sempre il mare restituisce animate, biechi silenzi sui quali spesso non si posano gli sguardi. Full-length che con profondo rispetto prova a sensibilizzare, umilmente lasciando scorrere sentimenti umani. Umanità chedimentichiamo, ma che risplende in un disco che alterna voci maschili e coralità, growl che incarna la spietatezza di un mare che si vuol discolpare, che nulla può di fronte all’egoismo delle genere, che di umano ha solo a volte la definizione. Il crescendo di ogni singola traccia è epico intercedere a cui è impossibile restare indifferenti. Ai primi ascolti siamo rimasti solo in parte incuriositi, ma sviscerando il lavoro ci siamo resi conto della sua immensità. Pregevole la presenza della voce femminile, mai scontata ed allo stesso così classicamente ed elegantemente gotica. Ciò che stupisce è la fluidità dei brani, monolite che si dissolve e che, di fronte forse a queste tematiche, si erge a faro di buon auspicio. La morte scorge una consolazione, nonostante l’irrazionale drammaticità, perché trova negli Helevorn orecchio a cui sussurrare ultime parole, e voce nel voler lasciare messaggio alle persone care o a chi saprà trarne un insegnamento per il futuro, perché ciò non accada più. Non possiamo allora che complimentarci con artisti che con estrema sensibilità e tatto ci hanno regalato personalità e commozione, rispettosamente ricordando il valore dell’esistenza, perché nessuna è mai insignificante. Aamamata   entra di diritto tra l’olimpo dei più bei dischi doom gothic di sempre, lasciandoci con una lacrima a rigar il volto, facendo scorrere brividi lungo la schiena. Complimenti senza riserve per un album a cui solo il tempo donerà la perfezione data dall’onda d’urto che inevitabilmente provocherà.

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