GRAVEWORM: Ascending Hate
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01/08/2015Tornano dopo un bel po' di tempo i nostrani Graveworm, tra alti e bassi, con Stefan Unterpertinger tornato nei ranghi e Sabine Mair fuori (delle tastiere se n'è occupato lo stesso Unterpetinger) i ragazzi ci propongono un album fondamentalmente fedele alla loro linea, certo, leggermente più spostato verso un sound più melodic e meno sinfonico. Difatti, le tastiere in questo disco si sentono molto meno rispetto ai lavori precedenti, e godono di meno spazio a livello compositivo, questo è ben evidente. Una volta schiacciato play le sensazioni non sono proprio positivissime, a parte la lentezza e il sapore goth a là My Dying Bride di "Buried Alive" che lascia qualche buon momento, ma poi si arriva a "Blood Torture Death" che ci riporta davvero indietro ai bei tempi, col suo incedere lento e potente, le sfuriate assassine, bei riff, bello il bridge. Il momento migliore del disco, senz'altro. Per il resto si sente qualche sporadica spolverata di black metal ("Downfall Of Heaven"), un po' di goth a là Agathodaimon ("Stillborn"). Altro bel pezzo è l'intensa "Rise Again". Per il resto, songwriting prevedibile, brani eccessivamente lunghi, ma rispetto a quanto fatto dopo '(N) utopia' questo è un passo avanti. Ottima la produzione, ben riconoscibile la band, guidata dalla voce inossidabile di Stefano Fiori. Nulla di nuovo ovviamente, ma almeno siamo venuti fuori dal pantano compositivo degli ultimi lavori. Non crediamo che questo risolleverà la band da un passato costellato scelte – sopratutto discografiche – a nostro parere discutibili, ma un buon lavoro è sempre un buon lavoro.
P.S. Esiste una versione Digi con una cover di "Runaway" Bon Jovi di dubbio gusto.
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