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FVZZ POPVLI: Fvzz Dei

data

03/11/2017
65


Genere: Psych Rock, Stoner Rock
Etichetta: Heavy Psych Sounds Records
Distro:
Anno: 2017

L’underground come si deve, che nelle terre romane risponde al nome, tra gli altri, della Heavy Psych Sounds Records, ha partorito una nuova creatura che, nel grembo materno, si è concepita e poi cresciuta nutrendosi di fuzz e distorsioni come se piovesse. E non a caso, ha preso il nome di Fvzz Popvli, in onore proprio delle origini antiche della Capitale d’Italia. Il loro debutto ‘Fvzz Dei’ vuole essere il discorso primordiale di una divinità che vuole rivolgere ai propri fedeli il culto del fuzz-rock più spinto e verace, che mostra però qualche fatica di troppo da levigare. La lunga “Intro”, pezzo interamente strumentale, ci indirizza nel mondo vorticoso dei Fvzz Popvli, attraverso percorsi lisergici e sali-scendi continui, che sembrano fare da buon preludio ad un album dagli sviluppi interessanti. Con la successiva “Stamps Are For… Smile” entra in gioco la voce acidissima di Pootchie, che è anche chitarrista della band, che si staglia in tutta la sua personale psichedelia a cavallo tra Monster Magnet e Black Rainbows, ma che alla lunga rischia di non essere particolarmente apprezzata. Lo stesso si può dire per i suoi arpeggi chitarristici, non molto puliti come al contrario si può ben sentire nei pezzi strumentali dell’album, frutto probabilmente di una produzione che si è posta l’obiettivo di far uscire fuori delle sonorità pienamente sporche dagli amplificatori, ma che sembrano non convincere appieno. I fuzz continui e perenni continuano senza sosta anche in “Masturbation” e “Lost In Time”, dove la falsariga principale di band dal cuore zozzo rimane immutata. Quando si torna sullo strumentale, allora il discorso cambia in positivo, perché con “Hashish” si torna ad intravedere una band che quando fa cantare gli effetti belli densi di psichedelia, acquista una maggiore credibilità ed uno stuzzicante appeal. In modo parziale, questa suggestione viene confermata anche con “White Fish”, soprattutto nel bridge strumentale che segue la parte cantata iniziale. In sostanza, siamo di fronte ad una band dalle forti potenzialità, ma che deve ancora crescere dal punto di vista della ricerca di un sound che possa essere apprezzato da una quantità di persone tale da non essere esclusivamente quella dedita in modo viscerale all’ascolto perenne dello psych-stoner, facendo delle distorsioni l’unica e sola ragione di vita. Al di fuori di questo mondo, l’ascolto di ‘Fvzz Dei’ può essere accolto con una certa perplessità e scetticismo, per via soprattutto di suoni e distorsioni che sono ricoperti da spessi strati di sporca fuliggine, e che una loro pulizia potrebbe solo fare del bene per poi produrre un sound più fresco e godibile. Un sound che, per esempio e riprendendo il discorso fatto riguardo al positivo riscontro avuto nelle tracce esclusivamente strumentali, deve essere riconducibile a quello proposto, oltre che da “Intro”, anche dalla conclusiva “Shamother”, dove le parti distorte risultano in questo caso godibili e particolarmente immediate, e le puntatine vocali sono ben circoscritte e puntellano bene il disegno. I Fvzz Popvli cercano di essere i degni eredi dei loro concittadini Black Rainbows, partendo da buone basi su cui continuare a lavorare. Ma per il momento devono ancora farne di strada per cercare di raggiungere la loro grandezza.

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