ENSLAVED: RUUN
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23/05/2006A poco più di un anno e mezzo dall'uscita di "Isa" vero e proprio capolavoro dell'avantgarde-black norse, gli Enslaved presentano il suo seguito, "Ruun", per nulla intimoriti dal confronto con la loro precedente creazione. Questa volta non si assiste a nessun vero e proprio sconvolgimento stilistico, "Ruun" prosegue nel solco di "Isa" ma lo fa in maniera del tutto personale: non siamo di fronte ad una copia carbone del precedente capolavoro, ma di un cd che ne sviluppa una rilettura diversa senza tradirne lo spirito. Così come "Isa" era freddo e glaciale, così "Ruun" appare caldo e sanguigno, meno inquietante del predecessore e sotto molti aspetti più "accessibile", il feeling che questo disco emana appare sovente molto "spaziale", soprattutto grazie all'uso di atmosfere molto "dilatate e aperte" vicine agli Opeth. Lo stesso sound rispetto ad "Isa" appare più compatto e con performance dei singoli esaltanti ma calate alla perfezione all'interno delle canzoni, aspetto dovuto anche alla stabilizzazione della formazione, invariata rispetto al disco precedente. "Ruun" paga l'unico scotto di non avere la forza innovativa e rivoluzionaria di "Isa" ma la sua tracklist non accusa cadute ne può subire critiche: "Entroper" è un opener splendida che sembra sospesa tra il nulla e lo spazio e che sembra ricongiungersi alla spettacolare chiusura di "Heir To The Cosmic Seed", così come la marcia solenne "Path To Vanir" e "Fusion Of Sense And Earth" dimostra la capacità degli Enslaved di essere un qualcosa di "altro" rispetto ad ogni altro gruppo avantgarde norse. Un plauso va fatto, per l'ennesima volta, ad Ivar leader e mente della band ancora capace di creare una magia in musica che si perpetua da venticinque anni, questa volta gli Enslaved non hanno voluto stupirci con effetti speciali ed innovativi, ma per quello basterà attendere il prossimo disco.
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