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DICKINSON, BRUCE: THE CHEMICAL WEDDING

data

23/10/2004
80


Genere: Class Metal
Etichetta: Air Raid Records
Anno: 1998

Si sa che quando lo zio Bruce se ne esce con un nuovo album, difficilmente riesce a fare poco scalpore, in bene o in male che sia. E anche dietro l'uscita di questo "The Chemical Wedding" volteggiava un notevole alone di curiosità, in particolare dopo la convicente prova fornita dal precedente "Accidenth Of Birth", un lavoro che ha segnato il ritorno sulla strada maestra del singer inglese dopo un paio di progetti solisti che avevano fatto storcere il naso a molti. Le immagini visionarie del poeta nonché alchemista William Blake danno quindi vita a questo concept di puro metallo di stile prettamente classico, adagiato su 10 songs di pregevole fattura dove la sapiente mano in fase di composizione e produzione del superbo Roy Z cuce una tela veramente perfetta per permettere alla potente voce di Mr. Dickinson di disegnare le sue tanto amate e conosciute linee vocali. L'inizio a dire la verità non è dei più esaltanti, complice una "King In Crimson" che a mio giudizio lascia un po' il tempo che trova, ma basta passare alla title-track per aprire finalmente la porta del visionario mondo di Blake, grazie anche ad un Bruce in gran spolvero che si trova perfettamente a suo agio nel decantare la magia del matrimonio alchemico. Accattivante la successiva "The Tower", giocata su di un ottimo guitar-riff del grandissimo Roy Z, mentre un po' stralunata mi pare "Killing Floor", forse il punto meno convincente del disco. "The Book Of Thel" è una song dal nerbo saldo e di pregevole fattura, mentre con le successive "Gates Of Urizen" e "Jerusalem" l'atmosfera si fa leggermente più tranquilla continuando ad ammagliare l'ascoltatore di turno. Tanto vicina ai metal fans è invece la preponderante "Trumpets Of Jerico", una song che raggiunge il suo massimo livello espressivo in sede live (ve lo può assicurare chi ha avuto il privilegio di ascoltarla!), seguita a ruota dalla maestosa creatura di Adrian Smith, alias "Machine Man". L'album si chiude con l'atmosferica "The Alchemist", song che racchiude al suo interno una piccola peculiarità, andando a riprendere nel finale l'incedere della title-track, insuando nell'ascoltatore un piacevole stupore che sa un po' di deja-vu. Se le atmosfere fantastiche sono il vostro forte, lasciatevi trasportare da Bruce Dickinson nel suo viaggio alla scoperta del magico mondo di William Blake, un mondo dove la fantasia e la realtà si fondono in un tutt'uno per immergerci in un luogo veramente visionario. Una fantasiosa avventura realistica come non mai.

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