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Cathedral: The Garden Of Unearthly Delights

data

24/06/2009
95


Genere: Sludge doom
Etichetta: Nuclear Blast
Distro:
Anno: 2005

Ladies and gentleman, è con grande onore che vado a recensire il come back dei britannici Cathedral che segna anche il loro debutto per la Nuclear Blast. Chi presupponeva un ritorno della band allo stile di 'Forest Of Equilibrium' aveva completamente cannato; infatti questo è un album dinamico e sperimentale, un'alchemica miscela di riff heavy metal, doom e psycho rock anni ‘70. Se proprio si volesse fare un paragone si dovrebbero miscelare 'Caravan Beyond Redemption' e 'Statik Majik'. Questo è un disco in cui il gruppo esprime tutta la propria rabbia, la propria creatività ma anche la sua crudezza, un ottimo prodotto che si pone su livelli di alta eccellenza che altre band potrebbero molto difficilmente raggiungere. La sua bellezza è data dal fatto che non ha nulla a che fare col passato ma al tempo non lo fa rimpiangere. Sin dalle prime note del tetro ed altamente claustrofobico intro "Dearth Ad 2005", l’ascoltatore verrà proiettato in un’allucinante viaggio attraverso i piacieri ultraterreni del "giardino", sino a trovarsi di fronte a "Tree Of Life & Death" e "North Berwick Witch Trials" , due trascinanti brani di puro, sfrontato ed accattivante heavy-doom. Quando la band decide di premere sull’acceleratore lo fa senza alcuna remora: ed ecco quindi che giunge, come un tornado, l’attacco sonoro di "Upon Azrael’s Wings" e "Oro Of The Manslayer", due pezzi potentissimi, dove le chitarre di Garry Jennings tendono a sfiorare i lidi dell’estremo. Citazione a parte merita la stupenda e fenomenale "The Garden", una vera e propria suite della bellezza di ventisette minuti che riesce a fondere tutti i generi proposti dai nostri eroi nelle precedenti tracce facendole diventare un tutt’uno. Questo gioiello musicale si barcamena tra inserti acustici e minimalisti, grazie anche alla presenza di una dolce ugola femminile, vibrazioni di puro ed accattivante metal, accenni di psichedelica e gothic grazie allo splendido violino di Pascal Roggen, fino a proporci addirittura degli assaggi di swing e prog. Non penso ci sia altro da aggiungere se non consigliare a tutti di ascoltare a quest’ulteriore perla che gli dei dello stoner ci hanno donato. I signori del crepuscolo sono tornati. E dopo che avrete "mangiato" dell’albero, potrete seriamente dire addio al “tanto amato” paradiso terrestre

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