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BURNING GLOOM: Amygdala

data

05/07/2019
80


Genere: Stoner, Doom, Sludge
Etichetta: Argonauta Records
Distro:
Anno: 2019

Cercare una nuova identità e rimanere pur sempre sulla scia della musica di qualità. È questo l’intento di quattro ragazzotti che vivono nella provincia di Milano che, spogliati delle sonorità stoner dalle derive psichedeliche che caratterizzavano il periodo My Home On Trees, ora si sono fatti più decisi, quasi più truci con il nuovo monicker Burning Gloom. Grazie al concreto supporto di Argonauta Records, la band milanese si riaffaccia sul palcoscenico underground italiano ed internazionale facendo uscire alle stampe ‘Amygdala’, un concentrato di stoner rock molto impattante, che non disdegna affatto di inserire atmosfere sludge dal gran carattere. Il concetto principale che sta alla base di ‘Amygdala’, come ha anche descritto la cantante Laura Marta Mancini nel corso della nostra intervista, è rappresentato proprio da questa componente del cervello umano che gestisce le emozioni e le paure, e tutti i brani dell’album trattano i temi della paura, della follia e dello forti emozioni che portano a sensazioni negative. Queste emozioni vengono trasmesse direttamente in musica attraverso un linguaggio forte ed impattante, a cominciare dalla doppietta di “The Tower I-II”, una doppietta che vuole rappresentare fin da subito il nuovo corso della band attraverso sonorità molto intense e dure, con la voce della Mancini che si fa subito più tagliente, ai limiti della ferocia, e un drumming particolarmente serrato sin dagli inizi di Marcello Modica. L’attacco della seconda parte di “The Tower”, come tutto il brano, non lascia assolutamente scampo, con le grida laceranti della vocalist e la band tutta che picchia come fabbri muscolosissimi, mantenendo allo stesso tempo un groove determinato che obbliga a muovere il capo in continuazione. Questa scia di potenza e di vigore continua con “Eremite” e “Modern Prometheus”, dove la Mancini si mantiene su alti livelli e la band è sempre tonica, con la chitarra di Marco Bertucci particolarmente determinata. Per rendere ancora più appetitoso il piatto di ‘Amygdala’, la band ha pensato bene di inserire una guest alla voce come Mona Miluski degli High Fighter (che si occupa, nei confronti della band, degli aspetti promozionali, organizzativi e di comunicazione a mezzo stampa), a rendere il brano “Nightmares” il più possibile fedele agli incubi che ci tormentano la mente, con la sua voce sludge assolutamente luciferina, e che suggella una collaborazione musicale che va aldilà dell’aspetto puramente promozionale. L’esibizione molto convincente della Miluski non eclissa però la prova della Mancini, anzi. Nei rimanenti brani sia lei, che la band, offrono spunti di qualità non indifferenti; “Warden” parte con un sound lento e rilassato, per poi risvegliarsi di gran carriera andando a creare vibrazioni positive e risultando una grande cavalcata sino alla fine; “Beyond The Wall” è il singolo che ha anticipato l’album, ed ha tutte le ragioni per essere stato un ottimo apripista al nuovo corso della band. Chiude questo viaggio all’interno dei turbamenti umani “Obsessive-Compulsive Disorder”, brando che vuole dare del tu alla psiche umana, andando ad indagare tutto ciò che di disturbante e di imprevedibile il nostro cervello ha in sé. Volete un album che coniuga durezza, ardore e groove attraente? Volete una band che sa pestare duro, ma che lo fa mantenendo un’ottima dose di stile ed intelligenza? Non vi resta che seguire il nuovo percorso dei Burning Gloom.

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