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ANCIENT LIGHTS: Ancient Lights

data

31/07/2018
70


Genere: Psychedelic Doom Rock
Etichetta: Ritual Productions
Distro:
Anno: 2018

Gli Ancient Lights con questo loro esordio entrano a gamba tesa senza chiedere permesso a nessuno nella scena doom, dark e psichedelica, e Ben Carr, Adam Richardson e Tim Bertilsson ne sono le menti principali. Questo lavoro viene definito da loro stessi “un rituale”, e lo sembra a tutti gli effetti. Ascoltandolo fin dalle prime note, sembra di partecipare ad una cerimonia segreta alla Eyes Wide Shut, con un eco alla Bauhaus che risuona in lontananza, ricordandocene il mood. Non siamo di fronte ad un debut album di facile digestione, vuoi per la lunghezza dei brani che superano tranquillamente i dieci minuti, vuoi per la composizione quasi del tutto strumentale, se non si tiene di conto dei flebili canti monastici senza parole in sottofondo. I brani si propongono di trasportarci in un viaggio mistico ed ancestrale e direi che ha senso immergervisi dentro, se si riesce a rubare alla frenesia delle proprie giornate, almeno un’ora di completa immobilità. Questo non è un album che si può ascoltare, né capire, mentre si fa qualcos’altro non essendo proprio affatto un album leggero o per tutti gli orecchi. Ben, Adam e Tim sono degli esperti nel settore, singolarmente sono veterani della scena e la loro sapienza è facilmente percepibile. Il disco richiede allenamento alla fermezza e all’introspezione, perché si tratta di lasciare che strisci e penetri dentro noi, disintegri la nostra confusione mentale, per riportarci ad abbracciare quelle sensazioni ataviche e recondite, che abbiamo sicuramente dimenticato. La stessa ridondanza e ripetizione di riff e vocalizzi appare come un mantra tibetano che annulla il nostro dialogo interiore. È inutile parlare di questo album da un punto di vista prettamente tecnico, perché tutto ciò che la band vuol passarci e che effettivamente finisce per emergere, fa parte di una dimensione sensoriale. Vi è l’atmosfera mistica propria dei riti che spezzano e ricreano, distruggono il proprio contesto per ricrearlo da un’altra parte. Quindi vi consiglio di pensarci bene prima di mettervi all’ascolto di questo disco, ma qualora decidiate di farlo, fermate tutto e mettete a tacere i vostri sproloqui interiori.

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