AMERICAN HEAD CHARGE: Tango Umbrella
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27/10/2016Nuovo lavoro per gli American Head Charge, un gruppo ingiustamente sottovalutato e marginalizzato nel nu metal che, dopo il fantastico 'The War Of Art', non ha saputo ripetersi per un motivo o per un altro ai livelli a cui ci avevano abituato. 'The Feeding' è stata una delusione pazzesca e l’ EP 'Shoot' rilasciato nel 2013, dopo essersi riformati, sembrava un altro passo falso. 'Tango Umbrella' (ma un titolo migliore, no?!) ha un suono moderno, dal marcato sapore nu metal/industrial a tratti simile a 'Follow The Leader' dei Korn, e la cosa non sorprende minimamente dato che dietro la consolle c'è Dave Fortman (Evanescence vi ricorda qualcosa?); già dal primo brano “Let all the World Believe” scalpita per farsi riconoscere come quell’ album che aspettavamo da anni. Il problema di questo album è il mixaggio che lascia parecchio a desiderare, almeno da quanto fruito in cuffia. La pecca si risolve quando lo si ascolta in auto, o sull’impianto stereo con il volume a palla, ed in quel momento finalmente le palle escono fuori! La voce di Cameron Haycock, da sempre il maggior punto di forza del gruppo, a tratti Al Jourgensen ed a tratti Jonathan Davis, è capace di momenti melodici di rara bellezza. Senza dubbio uno dei migliori cantanti degli ultimi vent’anni, soprattutto perché capace di riprodurre fedelmente le sue performance su disco anche sul palco (non molti singer ci riescono, ultimamente!). Fantastiche “Drowning Under Everything” e “Perfectionist”, dove la voce di Haycock ha a dir poco del magico, e “When The Timing Is Never Right” che ricorda i momenti più morbosi dei Korn. Avessero fatto 'Tango Umbrella' nel 2002 sarebbero saliti al livello dei mostri sacri del nu metal, purtroppo il treno è ormai passato da quasi una quindicina d’anni. Gran bell’album, però…
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