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SINHERESY

Dopo l'ottimo riscontro avuto con il precedente album 'Domino', i friulani Sinheresy tornano quest'anno in pista con un nuovo album targato Scarlet Records, intitolato 'Out Of Connection'. Un album che cerca di decifrare, per quanto possibile, gli aspetti a volte imprevedibili della vita virtuale, relazionandoli con ciò che ci capita di vedere mettendo il naso fuori dalla porta di casa. Ci accorgiamo, a quel punto, che si presentano molti elementi che possono cozzare con la nostra sensibilità, e che ci invitano a riflettere su cosa siamo veramente, cercando di non commettere sempre i soliti errori. Di questa relazione con il mondo che ci circonda, e di come noi ci approcciamo ad esso, ce ne parla la cantante Cecilia Petrini, che si è dimostrata ampiamente disponibile a darci il suo punto di vista, ovviamente relazionato ai racconti che formano l'album della band.

Ciao ragazzi, e benvenuti su Hardsounds. Sono passati circa due anni dalla pubblicazione del precedente album 'Domino'. Come è trascorso il periodo successivo alla pubblicazione, tra promozione ed apprezzamento della critica? Ciao! Sì, sono passati circa due anni, e devo dire che sono letteralmente volati! Eravamo impegnati non solo con la promozione di 'Domino', ma allo stesso tempo anche con la composizione e la produzione del nuovo album, quindi non abbiamo avuto un attimo di tregua. 'Domino' ci ha permesso di creare il terreno migliore per il cambiamento che sentivamo di dover apportare nel nostro percorso; è stato un album di transizione che ci ha regalato molte soddisfazioni, culminanti nell'incredibile tour con i Lacuna Coil e nella presa di consapevolezza di non volerci porre limiti a livello stilistico.

Veniamo al disco nuovo, 'Out Of Connection'. Come si è svolto il processo di produzione dell'album, e se questo processo si è rivelato il medesimo degli album precedenti? I brani nascono quasi sempre a partire da Lorenzo, che definisce i riff principali e la struttura generale della canzone. Poi io scrivo le linee vocali assieme a Stefano e abbozzo i testi, mentre Davide inserisce le prime idee di arrangiamento, infine rivediamo i dettagli tutti insieme. Qualche brano nasce in maniera differente, per esempio da una linea vocale, ma per lo più il processo compositivo è questo. L'abbiamo ormai rodato negli anni e per noi funziona molto bene perchè, anche se si allungano un po' i tempi di composizione (litighiamo miliardi di volte anche solo su un singolo passaggio!), in questo modo ciascuno di noi dà il proprio contributo e si crea il vero equilibrio targato Sinheresy, di cui non possiamo che essere soddisfatti al 100%. Inoltre, lavorando sempre così, siamo stati in grado di mantenere con coerenza i nostri punti di forza, pur avendo dato una svolta decisa al sound complessivo, rendendolo più moderno e diretto.

Quali sono i temi principali che affrontate nell'album? C'è un forte distacco rispetto al passato, o avete mantenuto una certa coerenza di fondo? Entrambe le cose, direi. C'è una coerenza di fondo, nel senso che i nostri brani hanno sempre parlato di emozioni, sensazioni ed esperienze appartenenti al vissuto quotidiano, ed in questo 'Out of Connection' non si discosta dagli altri album. Sono sempre io a scrivere i testi, e sinceramente quando mi metto davanti al foglio o allo schermo bianco non riesco a scrivere nulla se non lo sento correlato alla mia esperienza personale, inoltre credo che in questo modo molte persone possano rispecchiarsi in una o più canzoni e farle proprie. Dall'altro lato, 'Out of Connection' rappresenta anche un distacco rispetto al passato, perchè molti testi sono focalizzati su un tema che non avevamo mai approfondito negli album precedenti, e cioè l'ingerenza del proprio “io” digitale nel relazionarci con il mondo, la difficoltà di andare al di là delle apparenze ed i sentimenti contrastanti che questa difficoltà provoca. Non ti nascondo infine che sono una fan di Matrix, Ghost in the Shell, Full Metal Alchemist e molte altre serie che hanno per cardine l'introspezione e la riflessione sulla dicotomia essere/apparire, calate in una realtà sempre un passo avanti a noi, e quindi non potevano in qualche modo non influenzare i testi!

Osservando la copertina, e soprattutto il font del vostro monicker, si può vedere uno stile diverso rispetto agli album precedenti, più solido e compatto, oltre che incentrato su visioni contemporanee tendenti all'evoluzione del futuro. Le tematiche dettate nell'album hanno una diretta connessione a questa vostra scelta? Assolutamente sì, come ti dicevo prima sentivamo il bisogno di un cambiamento, le cui radici affondano già nel nostro album precedente 'Domino'. Con 'Out of Connection' abbiamo voluto sancire definitivamente questo passaggio evolutivo; non ci sentiamo più una band gothic o symphonic/power, ma una band moderna e come hai detto tu, solida e compatta, a cui non interessa ricorrere a tecnicismi o stereotipi di genere per comunicare il proprio messaggio e che non ha paura di proiettarsi nel futuro mostrando ogni lato della propria anima, da quello più aggressivo a quello più sensibile e perchè no?, anche quello più catchy. Dunque la scelta di cambiare il font del monicker e lo stile grafico è stata del tutto naturale e anzi, fortemente voluta da tutti i componenti della band.

Copertina di 'Out Of Connection', in uscita il 26 luglio per Scarlet Records
 
Anche in questo album si nota un buon bilanciamento tra le parti vocali di Cecilia e Stefano. I brani sono stati costruiti proprio al fine di ottenere questo bilanciamento, oppure le idee iniziali erano diverse? Quando scriviamo una canzone non pensiamo mai dall'inizio chi deve cantare cosa. Siamo nati come band a due voci, e ci viene naturale scrivere per due voci, non saprei come altro spiegarlo... questo bilanciamento vocale è un marchio di fabbrica, una cifra stilistica che ci caratterizza e che ci rende riconoscibili, ma non è mai forzato apposta.

Lo stile e il vostro sound è rimasto comunque quello di un metal moderno, molto moderno e di presa immediata, ampiamente intriso di momenti melodici. Pensate quindi che sia questo il modo ideale per avvicinare gli appassionati di musica in maniera trasversale? Di certo la nostra musica contiene elementi che possono essere apprezzati in maniera trasversale, dagli amanti del groove più crudo ed energico ai ricercatori dell'innovazione o della forte componente melodica; ma allo stesso tempo, per la commistione degli stessi elementi, alcuni ascoltatori non ci apprezzeranno come in passato. Non c'è una formula magica per avvicinare il pubblico alla propria musica, l'unica cosa che a mio parere avvicina davvero le persone è riuscire a trasmettere la passione e la dedizione con le quali ci impegniamo in quello che facciamo.

Sia nell'ambito della registrazione del disco, che nell'ambito della sua presentazione grafica, avete collaborato con personalità molto esperte nel mondo metal, come Jakob Hansen per la parte tecnica e Gustavo Sazes per quella grafica. Che sensazioni positive avete ricevuto a lavorare con loro? Entrambi hanno dato un contributo grandissimo al nostro lavoro, trasformando in realtà le nostre idee e rendendosi disponibili ad ogni nostra richiesta. Devo dire inoltre che sono entrambi molto alla mano e simpatici, è stato un piacere lavorare con due grandi professionisti del loro calibro.

Se ognuno di voi dovesse scegliere un brano che lo faccia proprio in modo particolare, quale scegliereste e perchè? È sempre difficile rispondere a questa domanda, in modi diversi si amano sempre tutte le proprie creazioni! Forse sceglierei "Facts, Words, Sand, Stone" perché ha un significato semplice ma forte e in più ha un riff che mi fa impazzire tutte le volte che lo ascolto. Anche "The Circle" mi piace molto, ha un'atmosfera un po' più cupa e una velata ossessività che appagano la mia vena più dark. Per quanto riguarda Lorenzo, la sua scelta è “Break the Surface” perchè, lo cito letteralmente, spacca tutto! Davide sceglie "Zero One", canzone diretta e d’impatto il cui significato evidenzia molto bene il modo in cui si viene “educati” a pensare dalla società contemporanea. Stefano infine sceglie la versione pianistica di ‘Shallow’ (che sarà la bonus track della release giapponese) perchè mette in luce un lato davvero inedito del suo modo di cantare.

Cecilia Petrini e Stefano Sain live
 

In riferimento al titolo dell'album, nel mondo e nella società di oggi, qual è l'aspetto che pensate sia totalmente disconnesso da una realtà che sia più giusta e più etica? Probabilmente l’aspetto più “disconnesso” è la percezione di sé stessi e degli altri, che cambia completamente se si è calati in un contesto reale o in un contesto virtuale. È un tema veramente molto vasto per essere esaurito in una breve intervista, ma penso sia abbastanza chiaro quello che intendo. Se nella vita “virtuale” ci preoccupassimo delle conseguenze delle nostre azioni come facciamo nella vita “reale”, saremmo ben più attenti a cosa esprimere, come e quando esprimerlo, e saremmo anche più critici nel filtrare le informazioni da cui veniamo bombardati ogni giorno. E forse, questo ci aiuterebbe a creare un mondo più giusto ed etico, dialoghi più costruttivi, reti di contatti più “sani”, dove le idee si possano condividere o meno, ma non verrebbe mai a mancare il valore fondamentale del rispetto.

Il fatto di promuovere il disco nuovo proprio con la title-track è un segnale forte della realtà che stiamo affrontando? Penso che il brano "Out of Connection" nella sua immediatezza sia il veicolo più efficace per trasmettere il messaggio principale dell'album, ma quasi tutti i titoli se ci fai caso sono strettamente correlati a questo tema, "Break the Surface", "What Makes Us Human", per citarne un paio. Vorrei invitare i lettori di Hardsounds a leggere i testi perchè non sono un mero riempitivo (non pretendono nemmeno di rivelare chissà che verità abissali), ma possono essere uno spunto da cui partire per riflettere su quello che riteniamo sia veramente importante nel nostro rapporto, reale e virtuale, con il mondo esterno.

Credete che la musica che proponete possa far da portavoce nei confronti dei mutamenti sociali che stiamo vivendo? La musica è da sempre una delle armi migliori per far udire la propria voce forte e chiara quando intorno sembrano esserci barriere insormontabili o cambiamenti negativi. Noi non abbiamo la presunzione di cogliere appieno i mutamenti sociali che stiamo vivendo nel breve spazio di una canzone, ma sicuramente possiamo offrire con la nostra musica, come ti dicevo prima, uno spunto di riflessione che possa essere un punto di partenza per un'analisi introspettiva sincera e uno sfogo per superare i momenti in cui ci si sente schiacciati da questa società che cambia alla velocità della luce. Credo che molti artisti, ciascuno con il proprio stile, comunichino attraverso la musica la propria visione del mondo ed il proprio modo di affrontarlo, ed in questo senso sì, ogni musicista può essere definito il portavoce della società che lo circonda.

In fatto di apprezzamento e buoni feedback, negli anni avete avvertito delle differenze sostanziali tra Italia ed estero, oppure vi hanno accolto in egual misura? Ci sono molte differenze tra Paese e Paese e anche tra città e città. In Italia per esempio abbiamo potuto esibirci in diverse città da nord a sud e ci sono alcuni festival che ricordo con particolare affetto, come lo Zaiet Fest a Frosinone, dove abbiamo trovato un bellissimo clima di umanità e sensibilità. All'estero siamo particolarmente apprezzati in Bulgaria (amore che ricambiamo, le persone lì sono incredibilmente amichevoli e divertenti), in Germania, Francia, in generale in Nord Europa e negli Stati Uniti, pur non avendo ancora avuto occasione di esibirci oltreoceano. Meno in Grecia o in Sud America, dove vanno per la maggiore generi più estremi oppure più canonici. In ogni Paese comunque trovi “lovers” e “haters”, è normale, sta all'artista ponderare con oggettività le critiche e i complimenti per trarre da entrambi il meglio per la propria crescita.

Avete già fatto diverse esperienze live all'estero. Come viene visto, in generale, l'underground made in Italy da fuori? È visto positivamente, soprattutto negli ultimi tempi devo dire che all'estero si guarda all'Italia come ad una fucina di nuovi talenti, e questo sia per quanto riguarda le band che ripropongono generi più classici sia per quelle che versano sul metal più contemporaneo.

Per concludere, vi ringrazio del vostro tempo. Provate a convincere gli appassionati di musica ad ascoltarvi, e ad invitarli ad ascoltare ' Out Of Connection' dandone una motivazione essenziale. Grazie a te per lo spazio che ci hai dedicato! Penso che 'Out of Connection' sia un disco in equilibrio tra immediatezza, emozione ed energia, un percorso di ricerca personale con molte sfaccettature e chiavi di lettura… se vi incuriosisce scoprirle date un ascolto! Grazie ancora per il supporto e stay metal!

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