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BARRIGA

Francesco, Nicolò, Alberto e Marco. Ecco chi si cela dietro il nome Barriga, bresciano con l'album d'esordio 'Insana Voglia' nei negozi da qualche settimana. Dietro invece la produzione musicale troviamo lo storico Pietro Paletti e la Freecom/Lilium Produzioni. Per gli amanti del pop rock sicuramente una chicca da non perdere, ricco di humor e chiarezza sia nei testi, sia nell'interpretazione. Un'amicizia che si trascina da parecchio tempo può tramutarsi in una band? In un album? In un racconto ricco di sperimentazioni sonore e quotidianità? Si, ce lo spiegano proprio loro.

Il 23 marzo 2018 è uscito il vostro album di debutto 'Insana Voglia'. Come nasce questo progetto? 'Insana Voglia' incarna tutto quello che vive un ventenne di oggi: parliamo di web, della vita da fuorisede, di sesso, di quello che siamo e che vogliamo essere, di dubbi e paure. Volevamo raccontarlo in modo totalmente spontaneo e senza alcuna pretesa, senza alcun filtro. 'Insana Voglia' è quindi per noi un disco di partenza, che rappresenta la base su cui costruire qualcosa di forte e duraturo. È l’Insana Voglia di correre e non fermarsi, di spaccare facendo ciò che si ama. Nel nostro caso si ama la musica.

Da giovane band bresciana che si rispetti l'album non poteva che essere prodotto da Pietro Paletti. Come nasce questa collaborazione? Brescia è una città piuttosto piccola e piena di musicisti. Dopo un po’ ci si conosce tutti, e così è successo con Pietro. È stata per noi una nuova esperienza: lasciare che una terza persona metta mano sulla propria intimità non è mai facile, ma eravamo pronti e vogliosi di farlo. Da un rapporto di lavoro si è trasformata in una bella amicizia e sincera ammirazione. Bella storia!

Dieci i brani racchiusi in questo album dalle sonorità pop rock. Quali sono le vostre influenze musicali? Tanto inglese, poco italiano. Abbiamo passato anni ad ascoltare i grandi del rock and roll e abbiamo imparato a suonare su quei brani. Crescendo, abbiamo allargato gli ascolti arrivando ai Kasebian, Arctic Monkeys, The Fratellis, Jack White, Nic Cester and The Milano e Elettrica, e artisti italiani come Vasco, Bennato, Roberto Dell’era. Veniamo tutti e quattro dal mondo Rock and Roll, siamo grandi fan della musica live e del contatto diretto con gli strumenti. Scriviamo in Italiano perché ci permette di comunicare più efficacemente e liberamente, ma ci piace lasciare traccia della tendenza anglofona che ci appartiene.

Molte le sperimentazioni sonore e le note cantautorali in questo lavoro. Vi sentite maggiormente legati al cantautorato vecchia scuola, o all'introspettiva delle sperimentazioni acustiche? Sicuramente in quanto band prediligiamo la sperimentazione sonora alla ricerca cantautorale. Creare un sound che sia solo nostro, che sia immediatamente riconoscibile, è forse il nostro più grande obiettivo ed è ciò a cui abbiamo lavorato di più da sempre. Il rapporto con il cantautorato classico varia tra di noi, da membro a membro. Alcuni di noi hanno sempre apprezzato e approfondito i grandi cantautori italiani, altri vi si stanno avvicinando solo recentemente. Mentre se valichiamo i confini, il cantautorato americano degli anni cinquanta ha invece influenzato tutti e quattro, e quindi il modo in cui, come band, ci approcciamo al lavoro di scrittura dei testi. Chuck Berry, il poeta rock’n’roll, è stato e rimane uno dei nostri grandi modelli, perché tratta della vita di tutti i giorni, lo fa in modo leggero e non prendendosi troppo sul serio. Peró, al contempo, ambisce alla poesia e opera un lavoro di ricerca sonora e di scelta delle parole. Noi siamo all’inizio, possiamo e vogliamo migliorare, ma siamo convinti che non per forza la professionalità debba passare dal prendersi sempre e comunque sul serio.

Quali sono le aspettative che avete dopo questo primo esordio e quali invece i feedback che ad oggi state ricevendo... Siamo ambiziosi, ma non pretendevamo di sfondare su tutte le radio nazionali con il primo disco. Le aspettative erano di suonare il più possibile e di arrivare alle persone a cui ci rivolgiamo: ragazzi della nostra età. Il live è il nostro habitat naturale, è dove riusciamo ad esprimerci al meglio. Stiamo girando parecchio e questo significa che una parte delle aspettative si sta realizzando, anche se vorremmo sempre suonare di più, è più forte di noi. La vera soddisfazione, peró, è stata vedere come il pubblico reagisce allo show: vediamo le persone che saltano e cantano le nostre canzoni, vediamo ragazzi che, qualche giorno dopo il concerto, ci mandano video di loro che canticchiano Voglio Te, e non c’è nulla che ci possa esaltare di più.

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