VOODOO CIRCLE: Hail To The King
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30/11/2024I Voodoo Circle sono riusciti dove hanno mancato i Ten di Gary Hughes, ovvero colmare il vuoto lasciato dai Whitesnake. Il percorso non è stato breve, né tantomeno casuale: ci sono voluti 16 anni e 7 album prima del passaggio di testimone. ‘Hail To The King’ condensa il suono hard rock dei 70ies del Serpente Bianco con il Profondo Porpora, sotto l’ombra del dirigibile Zeppelin, senza ovviamente tralasciare l’immancabile impronta dell’Arcobaleno del monumentale ‘Rising’, riletto in chiave odierna. Nei Voodoo Circle tutto ruota intorno alla chitarra di Alex Beyrodt (Jaded Heart, progetti vari oltre ad una manciata di album con i Sinner), coadiuvato dallo straordinario vocalist inglese David Readman (Pink Cream 69, Room Experience e svariate collaborazioni): un binomio consolidato nel tempo e diventato sinonimo di garanzia. Accolto il nuovo bassista Alex Jansen, un doveroso plauso al drumming di un gasato Markus Kullmann (Hartmann, Sinner): finalmente un batterista in grado di raccogliere l’eredità di quei grandi batteristi che hanno reso celebre l’hard rock degli anni ’70. ‘Hail To The King’ esibisce tutta la sua fierezza, forte di una scrittura a dir poco suprema. Tracce come "Lay Down Your Lovin", "Sweet Little Sister", la roboante "Let It Rock" e "Strangers In The Night" prendono a schiaffi gli album dei Whitesnake post ‘Slip Of The Tongue’: "All For One" e "Billy’s Song" si pregiano della firma di Tony Carey (ex Rainbow), colui che rese maestosi i brani di ‘Rising’ attraverso i tasti d’avorio. Ma è qui che il quartetto ha tirato fuori il meglio, regalandoci momenti di pura epicità, incastonando la maestosità nella roccia: come in "Castles Made Of Glas", "Stand Your Ground" è a dir poco da applausi, mentre il fascino dell’oriente ("Kashmir"?!) che emerge in tutta la sua potenza in "Black Country". La chiusura è riservata alla grandiosità della title track: uno dei migliori tributi ai Rainbow del primissimo periodo con Ronnie James Dio.
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