TOBIAS SAMMET'S AVANTASIA: ANGEL OF BABYLON
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05/06/2010Nota di servizio per i più distratti: 'The Wicked Symphony' e 'Angel Of Babylon' sono i successori di 'The Scarecrow' e sono usciti simultaneamente ma, nel puro rispetto della cronologia della storia, questo è il capitolo conclusivo della saga quindi, se non l'avete ancora fatto, vi invito a leggere le recensioni precedenti. Come dicevamo anche 'Angel Of Babylon' è dedicato al declino e agli insuccessi amorosi del nostro protagonista, lo "scarecrow", ma nelle sue battute conclusive anch'esso sarà mettersi sotto una nuova luce e, a suo modo, rinascere...ma le conclusioni in merito le lasciamo a coloro che con gusto e passione andranno a leggersi i testi. Stilisticamente siamo, inevitabilmente, orientati al precedente lavoro anche se in questo capitolo la componente "Hard Rock" delle composizioni Sammetiane riuscirà a prendere il sopravvento. Si parte sulla falsariga di 'The Wicked Symphony' con un altra suite da nove minuti intitolata 'Stargazer' che ripropone in tutto e per tutto le caratteristiche dell'altra opener ma, anche qui, di fronte a questi contenuti è veramente difficile non girare il pollice verso l'alto. Quindi spazio alla titletrack, tutta per il duo Sammet/Lande, aperta da un synth di tastiera sul quale viene costruito un efficace brano di Metal Melodico sul classico stile delle ultime creazioni dei brani targati Edguy e quindi, ancora una volta, di sicuro effetto. Finalmente Sammet si ritaglia un pò di tempo per se e fronteggia 'Your Love Is Evil' tutto da solo, take tra il Metal Classico e l'Hard Rock dall'inguaribile voglia di 80's, contraddistinta da un refrain con un sapiente uso di backing vocals a sostenere la scena. Non c'è Alice Cooper questa volta ed allora Tobi arrangia un nuovo brano del "Toy Master" per un altra voce storica della scena, un certo Jon Oliva (Savatage, Jon Oliva's Pain) il quale diventa protagonista indiscusso di questa 'Death Is Just A Feeling' dove la sua innata teatralità dona vera e propria magia ad un brano che sembra scritto apposta per una cosa come “Nightmare Before Christmass”, o giù di lì. Mi dispiace, perchè non ci vedo nulla di male, ma del duo 'Rat-Race'/'Down In The Dark' riusciamo a farci davvero poco...due brani ben costruiti sì, entrambi a cavallo del Metal e dell'Hard Rock, ma che scivolano via senza lasciare troppa traccia del loro passaggio. Arriviamo a fare scalpore allora con la ballad di questi due capitoli, 'Blowing Out The Flame', un brano tanto semplice quanto efficace che potrà tranquillamente farsi largo (se...) tra la programmazione di Mtv e che, con la sua struggente banalità, s'è davvero guadagnato un posto nel mio cuoricino d'acciaio. Ma se con la ballad abbiamo appreso che il nostro protagonista ha definitivamente rinunciato ad inseguire l'amore della sua vita (sempre quella di 'What Kind Of Love', ricordate?) in questo capitolo la voce della "musa" viene impersonata da Cloudy Yang (che assieme ad Amanda Sommerville fa parte della sezione corale di Avantasia dal vivo) e prende vita in 'Symphony Of Life', l'unico brano a non portare la firma di Sammet ma di Sascha Paeth (chitarrista e produttore dell'opera) e che si contraddistingue per le sue tinte tipicamente Gothic che si fondono malamente col platter ma che, nel complesso, rivelano un brano piacevole. Una volta toccato il fondo negli ultimi tre brani il protagonista assapora la sua "risalita", si parte con l'Hard Rock ruffiano e scanzonato di 'Alone I Remember' la quale per il refrain dà una brusca sferzata verso gli inesplorati lidi dell'AOR e che, neanche a dirlo, a parere di chi scrive è tra i migliori del disco. Quindi via di Power Metal a manetta con l'arci-nota e già ultra-apprezzata 'Promised Land' che si presenta però in una nuova versione con Jorn Lande ad orchestrare la maggior parte delle linee vocali a scapito di Micheal Kiske. Poco male, visto il valore del sostituto che non sfigura affatto in questo gran brano. Gran finale al cardiopalma con la sognante 'Journey To Arcadia', introdotta con incantevole maestria dal menestrello d'Inghilterra, Bob Catley, e che ci farà persino rivivere i fasti delle prime due Metal Opera. The final courtain on the show... [...THE JOURNEY IS OVER] Si chiude, quindi, un altro capitolo ed arrivare al punto di tirare le conclusioni finali è davvero difficile. Ci siamo divincolati tra decine di cantanti, chitarristi, batteristi e quant'altro...abbiamo assaporato ventidue brani che vanno a chiudere il grande disegno orchestrato da Tobias Sammet. Quali le conclusioni in merito... A parare di chi scrive e per mio personalissimo gusto personale devo dire che se Tobi avesse tagliato qualche filler (o perlomeno qualche brano "meno valido", mettiamola così) e avesse messo il tutto in unico CD a quest'ora starei seriamente pensando di snocciolare cifre a tre zeri. Ma questo è quanto, e Sammet non ha voluto escludere dalla "festa" nessuno dei suoi "figli", comprensibilmente. Nonostante il voto scenda sensibilmente non possiamo, per nessuno motivo, rimanere indifferenti di fronte al valore di queste opere, i cui contenuti verrano presi ad esempio e dei quali si parlerà, comodamente, per i prossimi dieci o vent'anni. The journey is over... e se avete avuto la pazienza di leggermi siete davvero dei santi. Ma, se Sammet avrà il piacere di continare, io non potrò esimermi dall'annoiarvi con i miei papiri. Se non si fosse capito: compratelo/i.
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