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SKULLVIEW: LEGENDS OF VALOR

data

25/11/2005
88


Genere: Epic Metal
Etichetta: R.I.P. Records
Anno: 1998

Skullview: gruppo di forsennati che, insieme ai colleghi Slough Feg, si piazzano di diritto tra i massimi esponenti dell’odierna scena epic metal a stelle e strisce. Chiariamo fin da subito che la musica in questione è molto pesante e concettualmente estrema, quindi non c’è da aspettarsi che venga compresa da tutti e in ogni caso per chiunque saranno necessari diversi ascolti prima di cogliere appieno ciò che il gruppo vuole proporci. Sicuramente le principali fonti di ispirazione vanno cercate nei primi quattro dischi dei Manowar; ma si avverte anche l’alone dei Brocas Helm (soprattutto nell’attitudine pazzoide e nelle strutture impossibili) e l’influsso dei Manilla Road in quegli arpeggi criptici che di tanto in tanto ci concedono un respiro. Il risultato è una formula che ha davvero del geniale… Un colosso come “The Night Of Metalkill” non passa certo inosservato… Oltre otto minuti di marcia forzata in cui pare che gli Skullview, tra cambi di tempo inaspettati, riff sanguigni e melodie in continua variazione, si divertano a far perdere il senso dell’orientamento al malcapitato ascoltatore di turno. Il suono demoniaco delle due asce si fonde indissolubilmente con una base ritmica tellurica per creare un muro di suono tanto preciso quanto potente e compatto. La cosa che si nota fin da subito è l’esasperazione dei bassi e in generale del tappeto ritmico: vero e proprio marchio di fabbrica del gruppo. Il bassista è mostruoso, ma c’è da dire che tutti i membri del gruppo, tecnicamente parlando, viaggiano su livelli ben superiori alla media. Passano diversi minuti prima che Quimby “Eartquake” Lewis sfoggi il proprio timbro infuocato e subito si ha l’impressione che quest’uomo, più che cantare, debba incitare un esercito al massacro, con tanto di doppie linee vocali a sottolineare fermamente i punti cardine della canzone. Le liriche (terribili, ma mai banali) spesso toccano aspetti psicologici in modo insospettabilmente intelligente, come nella drammatica “Blood On The Blade”, con la quale i nostri ci lasciano scrutare nella sudicia coscienza di un guerriero che si lascia alle spalle una lunga scia di atti malvagi. “Undesired Hateful Ways”, con le sue violente cascate di note, chiude un trittico di brani perfetti per capire le intenzioni del gruppo: non tornare mai sui propri passi, buttare giù idee su idee dando libero sfogo a una creatività pressochè illimitata. Che dire invece della melfica “Watching Below From My Moonlight Throne”, della pesante cadenza di “Stone Of A Thousand Spells” e dello splendido meandro di note di quella “Dreamworld Terror” che, dopo un’introduzione ipnotica in pieno stile Manilla Road, ci getta nuovamente tra le fiamme dei peggiori gironi infernali? Puro genio. In realtà sembra quasi che le otto tracce di Legends Of Valor siano state separate tra loro per mera comodità, visto che le strutture in costante evoluzione e la sorprendente continuità delle canzoni rendono il disco un'unico magma sonoro in cui ha poco senso separare i brani che lo compongono. Ancora raffiche di metallo con la spietata “Into The Walls Of Knowledge” per poi chiudere il tutto col primo capitolo di una saga che comparirà anche nei due album successivi. Si chiama “Gleam Of The Skull” ed è un perfetto sunto di quanto detto finora. Avrete giusto il tempo per gustarvi un ambiguo arpeggio iniziale prima di tornare alla carica con tempi marziali, melodie sinistre e strazianti urla di battaglia in un ennessimo stupefacente mosaico sonoro. Diciamo che gli Skullview hanno dato il loro meglio in questo autentico capolavoro e che difficilmente riusciranno a superare loro stessi nonostante l’indiscussa validità delle prove successive.

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