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ROTTING CHRIST: TRIARCHY OF THE LOST LOVERS

data

02/02/2004
68


Genere: gothic/death
Etichetta: Century Media
Anno: 1996

I Rotting Christ hanno esercitato sempre un malsano fascino su di me che, come diceva Famoso Iole: "Che neanche io so come". Nella loro lunga ed altalenante carriera, il gruppo greco ha saputo sempre dimostrare di volere progredire musicalmente e concettualmente di release in release. Dopo 'Non Serviam', che si legava per background e suoni alle uscite precedenti ma anticipava i canoni che si sarebbero usati nel futuro, fu la (s)volta di 'Triarchy Of The Lost Lovers', una massiccia opera monumentale che inizia idealmente da dove era terminato il disco precedente, anche se non lo si può definire un "Non Serviam 2" e che traghettò i Rotting Christ dal metallo cattivo e oscuro degli inizi ad un più sofisticato Dark Metal (espressione bruttissima che vuol dire allo stesso tempo Tutto e Nulla) o se vogliamo ad un'ulteriore perfezionamento di quello che si stava cercando di fare negli ultimi tempi: ossia introdurre elementi atmosferici nel sound estremo degli inizi. In questo caso una maggiore accuratezza sia nelle composizioni che soprattutto nelle registrazioni permise la riuscita, almeno in parte, dell'idea originaria. Ho scritto non a caso "in parte" perché non essendo il grande Magus Daoloth più in line-up, la band perse l'enorme contributo al songwriting e tutta la magia delle sue tastiere. 'Triarchy Of The Lost Lovers' quindi è un disco molto guitar-oriented che mostra un deciso miglioramento di Sakis Tolis (e basta con Necromayhem... sa di ridicolo no?) mentre denuncia una certa staticità della proposta del fratello Temis (l'ex Necrosavron) probabilmente dovuta alla velocità media dei pezzi (decisamente non eccessiva, probabilmente solamente "Archon" potrebbe ricordare il vecchio materiale). Volendo trovare elementi di paragone con questo disco, mi piace pensare di poterlo accostare a 'Irreligious' dei portoghesi Moonspell (fra l'altro freschi label mates). C'è da dire che comunque questo è un buon disco, anche se personalmente ho sempre pensato che soffra della classica sindrome del "né carne né pesce": inferiore sia al precedente 'Non Serviam' che (soprattutto) al successivo 'A Dead Poem', 'Triarchy Of The Lost Lovers' è un buon antipasto (un po' scolastico) di quello che sarà quel capolavoro di 'A Dead Poem'.

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