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RAISING FEAR: MYTHOS

data

31/01/2005
82


Genere: Power Metal
Etichetta: Dragonheart
Anno: 2005

Mythos: una panoramica, un tuffo nella mitologia, attraverso i continenti e la storia. Il Power di stampo teutonico dei Raising Fear mette in musica una fetta della storia dolce e poetica dell'uomo, le sue risposte ai grandi misteri dell'uomo, quella che appunto chiamiamo mitologia. I Raising Fear sono una formazione italiana nata dall'incontro tra due esponenti di due versanti opposti della scena Metal nostrana, Toniolo, militante delle correnti Classic e Thrash, e Yorick, "figlio" delle scuole Prog e Symphonic, che si propone con una interessante ibridazione tra il già citato Power teutonico e quello degli '80s americani, come testimoniato già dal nome Raising Fear, dall'omonimo album degli Armored Saint. Personalmente sono un amante del Power teutonico e di quello ottantiano d'oltreoceano, e sono cresciuto a pane e mitologia (mi si conceda la parentesi autobiografica, ma quando i genitori dei miei amici raccontavano loro cappuccetto rosso, mio padre mi raccontava di Ulisse, di Teseo, della battaglia di Maratona, delle guerre Puniche...). Credo di potermi definire sufficientemente esperto della mitologia mediterranea, nordeuropea, egizia e mesopotamica, e non del tutto ignorante per quanto riguarda quella precolombiana. In pratica, nel trovarmi davanti un album di questo genere, potevo avere due reazioni: una piacevole scarica di adrenalina o una spiacevole scarica di bestemmie. Credo sia quindi comprensibile la mia gioia nel sentire la succitata scarica adrenalinica. Nove brani che giocano su costruzioni melodiche e ritmiche in continua evoluzione, un vocalist vario e valido, capace di una voce a tratti calda e melodica, a tratti tagliente e potente, e per quanto riguarda le lyrics... beh, sicuramente non possono essere sufficienti ad "insegnare" i miti a chi non li conosca (mi si perdoni se uso genericamente il termine miti, in realtà Montezuma è storia, e Charon è letteratura, pur se quella particolare letteratura tra il mitico e il mistico che ci ha regalato Dante Alighieri). D'altra parte, in pochi minuti di canzone non si può concentrare tutto ciò che ci sarebbe da sapere, ma si può creare un'atmosfera, condurre i nostalgici sognatori come il sottoscritto in un mondo di reminiscenze, in cui smarrirsi dinanzi all'enormità ed alla commovente poeticità di ciò che i nostri padri hanno saputo sognare, creare e tramandarci. Starà poi all'ascoltatore prendere n mano un libro e scoprire il meravigloso mondo di cui un brano ci ha potuto dare una fotografia: c'è pur sempre differenza tra guardare una cartolina e fare un viaggio nel posto che in essa è ritratto. Analizzare i brani? Inutile, basti sapere che "Thorr" è uno dei pezzi più trascinanti che abbia sentito negli ultimi tempi, che l'atmosfera di cui è pregna "Ocasta" è incredibilmente esaltante e drammatica insieme, e che non apprezzerete ma a fondo la semiballad "The Goddess" se il vostro impianto non è in grado di far tremare i vetri della stanza e farvi afferrare al volo il posacenere prima che cada dal tavolo. Ed infine, che la classica "Angelwitch" esce dalla prova di Yorick e compagni ancora più potente di quanto già non fosse, complice una doppia cassa ben dosata che sottolinea i passaggi più entusiasmanti. L'unica nota negativa che mi sento di esprimere, in effetti, non dipende dal gruppo ma dalla produzione: almeno nella prima versione dell'album, infatti, "Gilgamesh" ed "Ocasta" sono di fatto invertite di ordine rispetto alla tracklist riportata sul libretto del cd. Ma, come detto, questo non dipende dal gruppo.

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