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NIGHT RANGER: Don't Let Up

data

27/03/2017
60


Genere: Melodic Rock
Etichetta: Frontiers Records
Distro: Frontiers Records
Anno: 2017

E' lodevole constatare che certe istituzioni del rock melodico non ne vogliono proprio sapere di ammainare il vessillo del loro credo musicale, e dunque, nemmeno un anno dopo dal live ' 35 Years And A Night In Chicago', ecco di nuovo sul mercato i Night Ranger con un album di inediti. Loro sono andati oltre le mode, i meri gusti personali di ognuno, etichette e via discorrendo, "Don't Tell Me You Love me" o "Sister Christian" fanno parte del bagaglio cultural-musicale di chiunque ascoltasse musica negli anni '80, questi pezzi li renderanno immortali agli occhi anche delle future generazioni. Perso per strada Joel Hoekstra e confermato Eric Levy alle tastiere, con Keri Kelly a supportare Gillis alle chitarre, il trio delle meraviglie, in discreta forma, torna con il suo dodicesimo album da studio e lo fa portandosi dietro due verita' inconfutabili. Qui di AOR non c'e' alcuna traccia, è bene ricordarlo, qui non troverete una "Sister Christian" parte seconda, anzi, non troverete proprio nessuna ballata. La loro totale assenza in un album Night Ranger è un fatto strano, brutto, quasi surreale, ma questo è solo uno dei diversi buchi creativi e di ispirazione di questi vecchietti che non hanno piu' molto da dire a quanto mi è dato di ascoltare. Analizzando il disco, mi sarebbe stato più giusto pensare di farlo uscire come un album di Jack Blades Kelly Keagy o anche Brad Gillis , qualsiasi cosa, ma non farlo uscire come Night Ranger perchè il sound piu' blues, muscolare (e meno fluido), si assesta piu' sui solisti dei sopraccitati che non alla storia del gruppo. La noia fa nettamente capolino in "Day and Night" e " Say What You Want", dove echi quasi dark alla The Cult destabilizzano, mentre "Won't Be Your Fool Again" riesce nell' impresa di fare anche peggio, un hard rock boogie che riporta alla mente i Metallica di "Whiskey In The Jar". Un'altra nota stonatissima dell'album è la quasi totale mancanza di chorus ficcanti, perforanti, di quelli che non ti escono piu' dalla testa, ed ecco che canzoni potenzialmente carine come "Jamie", o la semi-ballad "Nothing Left Of Yesterday" vengono smontate e danneggiate da ritornelli anonimi. Non tutto è da buttare, ovvio, e allora la title track (la prima illusoria song che ho ascoltato dell'album), e "Confort Me" diventano quasi indispensabili in questo contesto, la prima con il classico e clamoroso sound in corpo, figlio del passato glorioso, un gran bel pezzo arioso e catchy alla Bon Jovi, e la seconda che ricorda le cose piu' propriamente AOR di 'Man In Motion'. Due pezzi di cui sentivo il bisogno! Gli altri dicono davvero poco, quello che manca è proprio l'ispirazione dei bei tempi che furono, la voglia di sfornare un altro piccolo classico NR. Non dovrebbe stupirmi piu' di tanto la mediocrità di questo disco, dato che, a parte il discreto 'Somewhere In California', la vena creativa di Jack Blades e soci si e' arenata ben 29 anni fa, almeno come Night Ranger. Il problema è che il vuoto pare ancora piu' incolmabile se penso ad un autentico capolavoro immane come il primo, omonimo Damn Yankees (1990) di cui Blades era una delle anime portanti. Spunto una striminzita sufficienza solo per la stima e per il rispetto del loro passato. 

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