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MANOWAR: GODS OF WAR

data

20/04/2007
60


Genere: Heavy Symphonic
Etichetta: Magic Circle Music
Anno: 2007

I re del Metal sono tornati. Sì, lo so, a questo punto dovrei sciorinare una serie di infinite, parossistiche affermazioni sull'inarrivabile livello di questo disco eccetera eccetera. Ma non ce la faccio, è più forte di me. Forse non ho capito nulla di Heavy Metal, è possibile, ma non riesco a non cogliere alcuni vaghi aspetti di questo nuovo lavoro targato Manowar che proprio non mi convincono. Primo fra tutti: da dove diavolo saltano fuori la superorchestra e le millemila tracce sinfoniche? Se non ricordo male, i "Kings Of Metal" rifiutavano queste fricchettaggini da "posers". Ma accettiamo pure che ormai la megalomania (non è un insulto, ma una constatazione: i Manowar sono megalomani, hanno un Ego spropositato e ne vanno orgogliosi, l'hanno sempre detto), dicevamo accettiamo che la megalomania dei nostri li abbia portati a contraddire il loro credo senza doverlo ammettere: dopotutto la band sono loro, la band cresce, sound evolve, eccetera eccetera. Innanzitutto avrei allora da obiettare sulla "nuova frontiera del Metal" di cui parlano, dal momento che è una frontiera abbondantemente esplorata da altri. Oltre a ciò, continua a non spiegarsi l'eccessiva ridondanza di questi passaggi similclassici: metti il cd, fai partire, c'è un intro orchestrale da 6 dico 6 minuti, finisce l'intro, parte un altro intro orchestrale, volano le bestemmie, finisce pure questo, c'è una canzone, dopodichè il coro dei canottieri di Oxford? Ma che roba è? E poi un altro intro? No, non è un intro, o meglio lo è, ma non orchestrale: è l'inizio del corso di epicità nordica applicata, trovato suppongo su qualche rivista americana del settore (probabilmente un fumetto della Marvel). Ma che cavolo, dopo più di vent'anni a fare l'esperto di mitologia mi metti le genealogie a caso? Non so, vogliamo aggiungere Daredevil e l'Uomo Ragno? Sorvoliamo pure su questo, ok. Cerchiamo di sopravvivere agli eccessi di passaggi orchestrali ed alla mitologia sbagliata; i testi sono tra i più infantili che i Manowar abbiano composto (alcuni pezzi non sono male, ma genialate alla "when the world turns you away a friend will not say no" o "god of fire burning higher" sono davvero ridicole), Columbus è addirittura meno ispirato del solito, e la registrazione del disco punta TUTTO sui bassi. Che poi, come fai ad enfatizzare tanto i bassi, se sai che DeMaio ad un certo punto si addormenterà su un giro solo e suonerà sempre quello per tutta la canzone ("Sons Of Odin")? Logan fa il suo lavoro, come sempre, aspetto questo apprezzabile o deprecabile a scelta: a me vien da dire "senza lode e senza infamia", come pure la prestazione di Adams. A questo si aggiungano le parti narrate (veramente eccessive), le parti lente in cui Adams fa figure abbastanza misere, il narrato di "Kings Of Metal" (ricordate la storia che il nonno racconta al nipotino? Ecco, quella) ripreso ed ampliato, ed il risultato è un album lento, che si trascina stancamente e goffamente sulle sue gambe di pretesa epicità fino alla bonus track "Die For Metal", apice della pacchianeria di un disco che nulla aggiunge ad una discografia già in calo. Ah, dimenticavo l'aspetto più bello di tutti: siamo epici, quindi il libretto del cd lo scriviamo tutto in inglese ma usando l'alfabeto runico! Dico io, come se avessi scritto questa recensione in italiano ma con i caratteri giapponesi per far vedere che mi interesso di culture orientali. Pessimo. Di per sè non sarebbe un disco pessimo, ma semplicemente uno di quei dischi poco originali che si lasciano ascoltare ogni tanto; essendo targato Manowar, viene presentato come un capolavoro. Mi spiace solo che non lo sia affatto.

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