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KINGDOM COME: PERPETUAL

data

28/09/2004
60


Genere: Hard Rock
Etichetta: Frontiers
Anno: 2004

Per l'ennesima volta Lenny Wolf ha rovinato quello che sarebbe potuto essere un ottimo disco. E per l'ennesima volta il suo ego smisurato lo induce a comporre e suonare in completa solitudine il nuovo disco della sua creatura. E ci sarebbe anche da chiedersi perchè continuare ad utilizzare il vecchio monicker della band, e non presentarsi, invece, col proprio nome. "Perpetual" è un disco solista a tutti gli effetti, e se il discorso poteva in un certo modo essere poco giustificato visto che nella formazione originaria vi suonavano ottimi musicisti, oggi, al fronte di questa nuova prova in studio, il concetto di "band" non ha più motivo di esistere. Così come avrebbe pochi motivi per continuare questo caparbio artista che ha spopolato sul finire degli eighties/inizio anni '90 grazie alla sua sproporzionata ammirazione per i Led Zeppelin, in grado di sfornare due grandi album, i primi due, che ancora oggi fanno proseliti. Questo perchè? Perchè Mr. Wolf ci presenta un altro disco dall'indiscutibile fascino in cui il suo talento compositivo ed il suo carisma spiccano con naturalezza, frutto di indubbia potenzialità artistica, ma ce lo presenta anche con la solita, incontrollata voglia di strafare registrando un'ora di materiale della cui durata avremmo fatto a meno volentieri di una ventina di minuti buoni: due song di troppo ed altre troppo lunghe che minano la pazienza dell'ascoltatore dato che di up-tempo song non ce n'è manco l'ombra, no, solo brani cadenzanti con assortita ritmica soporifera e qualità d'esecuzione a dir poco elementare. Molto probabilmente, a differenza di quanto accade, "Perpetual" avrebbe avuto l'opportunità di decollare in più punti con l'apporto di una band vera, con membri capaci di far confluire ai brani la propria caratteristica. Cosa che, a quanto pare, va poco a genio al singer tedesco, e già il titolo potrebbe essere esaustivo in merito: durevole, che non ha fine, e questo la dice lunga sulla ormai assurda testardaggine che gli compete. Peccato, perchè le canzoni non ripropongono con pedissequa ostinazione quanto già fatto in passato(anche se i Zeppelin sono onnipresenti), suonando moderne e per certi aspetti accattivanti grazie ad un feeling sempre ispirato e mai banale, ma stancano dopo due ascolti, diventano logorroiche, ripetitive, senza un minimo di variazione nè ritmica, nè melodica. Tanto per gradire, un'altra occasione sprecata.

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