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HOUSE OF LORDS: WORLD UPSIDE DOWN

data

19/05/2006
84


Genere: Melodic Hard Rock
Etichetta: Frontiers
Anno: 2006

Dopo il concreto fallimento del precedente disco "The Power And The Myth", alla notizia di un nuovo lavoro degli House Of Lords(sempre alla corte della Frontiers) c'è stato molto poco entusiasmo sul piano delle aspettative. Anche se una piccola piacevole incognita ha gravato pesantemente su "Wolrd Upside Down" dato che veniva ufficialmente accreditato il ritorno del fondatore della band Gregg Giuffria, assente nella precedente reunion in studio. Incognita che ha portato, diciamolo subito, una grossa scossa seppur nella minima misura in cui Gregg ha contribuito alla composizione dei brani. Questa sorta di rinascita spetta a lui, ma soprattutto a Christian che ha saputo con intelligenza continuare il discorso lasciato col suo ultimo lavoro solista "Meet The Man", ed allo stesso modo riuscendo a circondarsi di validi musicisti i quali hanno rivitalizzato, rinfrescato il sound degli HOL, recitando un ruolo di primaria importanza nell'economia del gruppo: sotto la luce dei riflettori c'è Jimi Bell, probabilmente il chitarrista che è sempre mancato al combo statunitense, incisivo anche più di Cordola il quale per quanto fosse tecnicamente invidiabile, non riusciva a trasemttere l'impatto e la personalità necessaria. Bell, invece, oltre ad un buon apporto tecnico riesce nell'intento di lasciare il segno in ogni brano grazie ad un lavoro ritmico notevole, e grazie ad una serie di assoli che in diversi casi mettono i brividi sul versante emozionale, dietro la spinta di una super produzione cristallina e pomposa che ne esalta le gesta ad opera di Christian, ormai divenuto l'unico punto di riferimento di tutto quanto concerne gli HOL(con buona pace di Giuffria che continua a rimanere nell'ombra nonostante questo mezzo come back abbia sortito buoni effetti). E "World Upside Down" lo testimonia ampiamente andando a piazzarsi pochi punti dietro l'indimentacabile disco d'esordio, e dietro "Demons Down", sfruttando al meglio l'impegno del singer il quale ha voluto con insistenza continuare a registrare con il marchio HOL, ritornando allo stile più prossimo che li ha resi famosi con maggiore esposizione della sei corde che dona una robustezza ai brani forse mai sfiorata in passato. Ed i fatti gli hanno dato ragione. L'intera tracklist è assai meritevole di menzione, con l'eccezzione di sei-sette brani che entrano con prepotenza in un ipotetico Best Of celebrativo, e che lasciano estasiati con la loro magniloquenza hardeggiante e pomposa, sfociando in chorus spettacolari impossibili da dimenticare e da non intonare anche durante il sonno: "Million Miles", "Gost Of Time" e "SOS" sono tre mostri melodici terapeutici dal respiro poetico e drammatico. Ma i nostri fanno molto sul serio anche in altre occasioni quando si accostano verso lidi propriamente hard dando più importanza all'impatto che all'espressività come in "I'm Free" e "Rock Bottom", per passare a "My Generation" dalla chiara impronta modern. Un disco che per certi versi ripercorre quasi l'intero passato con uno sguardo diretto al futuro che si prospetta ancora una volta importante se saranno questi i presupposti. Un CD che supera ogni aspettativa e rilancia il monicker House Of Lords che ritorna a svettare molto in alto, lì dove ad esso compete.

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