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CRADLE OF FILTH: NYMPHETAMINE

data

30/09/2004
70


Genere: Symphonic Black Metal
Etichetta: Roadrunner Records
Anno: 2004

A poco più di un anno dal monumentale "Damnation And A Day", i Cradle Of Filth si presentano con un nuovo album ed una nuova label, la quasi major Roadrunner. Era infatti evidente che il rapporto tra la band inglese e la major Sony non poteva durare, data la natura poco commerciale (almeno su vasta scala) del gruppo.

Su questo disco se ne sono dette di cotte e di crude e quasi mai con il necessario equlibrio, ossia valutando un disco per ciò che realmente è; e non per quello che ci si aspetta. In questo non ha aiutato la scelta della band di presentare "Nymphetamine" come un'ideale via di mezzo tra "Dusk And Her Embrace" e "Cruelty And The Beast", i due dischi citati vengono ripresi in alcuni aspetti (primo fra tutti le chitarre in contrappunto e le atmosfere molto gotiche tipiche di "Dusk And Her Embrace") ma in realtà il punto di riferimento è il debutto degli inglesi, quel "The Principle Of Evil Made Flesh", che qui viene ripreso in un ottica più immediata ed urgente.

"Nymphetamine" rappresenta la realizzazione di un idea che Dani Filth covava fin dai tempi del post "Cruelty And The Beast", ossia un disco dei Cradle Of Filth il più possibile grezzo ed immediato, lontano dagli orpelli e dalla lussuosità delle tipiche produzioni dei vampiri albionici.

Con l'ennesimo cambio di formazione (un nuovo chitarrista nella persona di Germs Warfare) ed un sound molto più "grosso" ed asciutto rispetto al passato (ad opera dell'Anthrax member Rob Caggiano) "Nymphetamine" si basa sul concept dell'ossessione per la creatura femminile vista quasi come una droga, per dispiegare tutta la propria essenza di perversa lussuria e decadenza.Da più parti ho letto di crisi creativa, disco spazzatura fatto in fretta e furia o addirittura di svolta commerciale: pur rispettando le opinioni altrui non mi trovo d'accordo con questi giudizi, "Nymphetamine" non è di certo un capolavoro, così come il confronto coi diretti concorrenti Dimmu Borgir (autori dello stratosferico "Death Cult Armageddon") viene ampiamente perso a favore dei norvegesi, ma questo nuvo disco dei Cradle Of Filth non è certo la bruttura che molti vorrebbero far credere.

Brani maestosi e oscuri come la title track (con ospite la divina Liv Kristine ex Theatre Of Tragedy), "Gabrielle", Absinthe With Faust" e "Swansong For A Raven" marcano ancora la differenza rispetto a schiere di bands pseudo black-sinfoniche. Il problema nasce, invece, di fronte a brani come "Gilded Cunt", "Coffin Fodder" o "Nemesis" dove strutture eccessivamente quadrate e d'impatto finiscono, per compromettere la longevità entro pochi ascolti.Infatti l'epicentro della mancata riuscita di "Nymphetamine" sta proprio nei brani in cui la band avrebbe dovuto esprimere i propri umori in maniera diretta e urgente: vengono a mancare quella genialità di sottofondo, e quella raffinatezza, che rendono anche pezzi brevi ed immediati dei classici eterni; invece accade che quando il gruppo si esprime nel suo consueto black elaborato e sinfonico vengano fuori le cose migliori, per il resto dopo pochi ascolti si è già alle soglie della noia.

A questo va aggiunta una prova di Adrian Erlandsson abbastanza incolore, così come è evidente che la mano di Martin Foul (ex My Dying Bride e Anathema) che tanto aveva fatto nelle sinfonie estreme di "Midian" e "Damnation And A Day", qui cerca solo di limitare i danni. Artwork e produzione risultano invece ad ottimi livelli e rappresentano un efficace complemento alla parte musicale.In conclusione si può dire che la chiave di volta di questo "Nymphetamine" è il suo stesso concept: il carattere grezzo ed immediato della musica riflette la visione malefica e ingannevole della ninfa che dà assuefazione senza lasciare nulla in cambio; si tratta di un disco discreto, ma sicuramente è un'opera di transizione nella discografia dei Cradle Of Filth, verso cosa lo sapremo solo in futuro...

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