BLIND GUARDIAN: NIGHTFALL IN MIDDLE-EARTH

1998. I Blind Guardian presentano al mondo la loro nuova release intitolata "Nightfall In Middle-Earth". Dopo un inizio di carriera fatto di alti e bassi, giunto al suo apice con gli ultimi due lavori ("Somewhere Far Beyond" & "Imaginations From The Other Side"), i bardi si fanno spazio con spavalderia tra le migliori metal-band degli anni '90. Un opera nata dall'immortale genio di Tolkien: quel "Silmarillion" meno famoso ai più al quale la band tedesca ha dedicato quest'opera. Un lavoro capace di farci rivivere questa saga, fatta di guerre, lacrime e sangue. Grazie alla camaleontica voce di Hansi, capace di ruggire di rabbia o di cantare soave e velata, grazie alle grida del due di chitarre Olbrich-Siepen, grazie ad un Thmoas Stauch dietro le pelli granitico e spesso attento ai particolari. Quattro uomini che hanno saputo costruire il loro inno, lavorando assieme ad un cast di guest-star capace di dare un grande contributo a questo Nightfall. Il suono di una rovinosa battaglia ci introduce a tutto questo, ed il successivo dialogo tra Sauron e Morgoth gli fa prendere vita trascinandoci nella seguente "Into The Storm", canzone tiratissima dal riffing-spietato. E' solo l'inizio, i successivi brani saranno in breve tempo marchiati nella vostra memoria. La delicata "Nightfall" col suo indimenticabile refrain; "The Curse Of Feanor" forte di un song-writing impareggiabile e resa ancora più grande grazie ad un uso dei cori perfetto, con la voce di Hansi che riesce ad emozionare anche in queste parti veloci. L'emozionante "Blood Tears" non è da meno, canzone dalle molteplici sfaccettature che mette ancora più in luce le qualità compositive dei bardi. La successiva "Mirror Mirror" è da anni oramai un nuovo inno per i power-metallers, composta da chrous maestosi e dalle chitarre altisonanti di Andrè Olbrich che la fanno da padrone. "Noldor (Dead Winter Reigns)" vince, senza dubbio alcuno, la palma per il refrain più emozionante di casa Blind Guardian. "I know where the stars glow (And the) sky's unclouded Sweet the water runs my friend (But) Noldor Blood is on your hands Tears unnumbered You will shet and dwell in pain" Non si ha alcun calo di qualità col proseguire dell'album, ne sono prova le conclusive canzoni: l'epica "Time Stand Still (At The Iron Hill)"; "Thorn", brano più lento nel quale la sinfonia prende un ruolo di spicco; la dolce ballad "The Eldar", dal velato duetto tra il pianoforte e la voce di Hansi; "When Sorrow Sang", altro pezzo storico dei bardi, dalle ritmiche tirate e composta da un testo decisamente sopra la media. "Caught in the afterlife I've gone too far When sorrow sang softly and sweet The air was filled with tears Full of sadness and grief When sorrow sang softly and sweet" L'opera si chiude senza infamia e senza lode con "The Dark Passage", brano in cui vengono racchiuse tutte le qualità dimostrate fin'ora dai Guardians ma che non riesce ad emergere come le tracks precedenti. Ventidue tracce per trasportarvi nel mito, ventidue tracce che sono entrate nella storia e nelle menti di tutti. Un capolavoro che verrà tramandato negli anni, sempre che i nostri amati bardi non ci regalino qualche inaspettata sorpresa. Un lavoro che non può passare inosservato perché, come dicono gli stessi bardi, "Il crespucolo venne silenziosamente e ci cambiò tutti" .