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ANCHORITE: Further From Eternity

data

30/11/2020
70


Genere: Epic Doom
Etichetta: GMR Music
Distro:
Anno: 2020

Esordio discografico per gli Anchorite, giovane creatura che raduna sotto lo stesso vessillo membri veterani della scena metal europea. La band si presenta come una "joint venture" che si muove tra Malta, Danimarca e Svezia, capitanata da Leo Stivala, famoso per essere lo storico vocalist dei Forsaken. Risulta chiaro fin dalle prime note di "The Blood of the Anchorite" che il quartetto è dedito ad un doom metal dalle marcate tinte epiche che sfocia in momenti di alto lirismo, come è possibile percepire dall'ascolto dei refrain dello stesso brano. Il comune denominatore delle otto tracce del platter è sicuramente la maestosità e la solennità che accompagna le note grevi di brani come "Of Dark Destinies" o "Like A River through the Snow" che riportano alla mente quelle sonorità in pieno stile Candlemass. Un breve cambio di rotta che spiazza l'ascoltatore arriva con "Alone with the Horrors", brano lanciato come un treno in corsa, un up-tempo energico in pieno stile heavy ottantiano a stelle e strisce che martella con il suo drumming serrato. Ma questo è solo un divertissement per i nostri che ritornano nei propri ranghi con "Valhalla Awaits", brano che vuole essere un tributo al compianto frontman dei Manilla Road, Mark "The Shark" Shelton. Il dolce e malinconico intro è affidato alle note di una chitarra acustica che ricama una melodia delicata ed epica dai toni cerimoniali che sfocia in una ritmica insistente e dalle distorsioni sature. Lo spirito si innalza nel refrain corale ma purtroppo l'intero brano sembra risentire leggermente di una eccessiva durata che lo rende un po' ripetitivo. "Ebbing Tide" si destreggia tra lo stile doom americano dei Solitude Aeturnus e quello di matrice europea dei Candlemass, mentre "Dragons" vira nuovamente verso la  pura epicità con una prima parte lenta e cadenzata in stile Candlemass per poi cambiare registro premendo sull'acceleratore fino a spingersi quasi sui territori del power-heavy. "Further from Eternity" procede a pesanti e lente falcate verso la conclusione del disco; i riff sono slabbrati, pachidermici e sembrano fluttuare a mezz'aria come una coltre di fumo. Anche qui non mancano i toni epici e cerimoniali che rappresentano un po' l'anima degli Anchorite, nonchè il pregevole gusto melodico della chitarra di Martin Jepsen Andersen  che snocciola assoli pregni di tecnicismi e di gusto melodico che lo collocano nell'Olimpo dei guitar hero moderni. Proprio le linee chitarristiche, sulle quali vale la pena spendere qualche parola in più, sono quelle che conferiscono linfa vitale ai brani arricchendoli di sonorità ricercate, sopraffine, sempre ben incastonate all'interno delle tracce e che da sole valgono già il prezzo dell'album.   

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